Gli adolescenti sono spesso artisti della bugia. Ne inventano moltissime, anche quando non correrebbero alcun rischio a dire la verità. Per i genitori è sconcertante scoprire che non è affatto
vero ciò che ha appena raccontato il figlio adolescente. Non era vero che aveva passato la mattina a scuola, non erano veri i voti, non era vero che aveva trascorso il pomeriggio a fare i compiti a
casa del solito amico; poi naturalmente un mare di segreti, di silenzi, di omissioni, di eventi avvolti dal mistero.
Perchè gli adolescenti mentono?
Al figlio adolescente piace che una quota importante della propria vita sfugga al controllo o anche solo alla conoscenza dei propri genitori. Racconta bugie e conserva il segreto su una
zona sempre più estesa della sua vita di relazione e su quella mentale in rapida evoluzione, perché ha bisogno di entrare in clandestinità rispetto al controllo e alle relazioni affettive con
suo padre e sua madre. Non tace e non mente per paura e comunque non in tutti i casi in cui si senta costretto a farlo. Racconta bugie perché è “costretto” a farlo: non è più il figlio
bambino che ha bisogno di far conoscere tutto alla mamma e al papà, ma proprio tutto perché ha bisogno del loro consenso. Ora deve dimostrare a se stesso che sa tenere per sé una parte
importante dei propri pensieri, sentimenti e preoccupazioni: deve imparare a tollerare il peso della bugia che può essere scoperta e suscitare vergogna in lui e delusione nei genitori, e
saper conservare il segreto senza cedere alla tentazione di dire tutto alla mamma. È l’essere divenuto adolescente che lo sospinge a diventare bugiardo e misterioso, dedito ad una doppia vita, un
clandestino a bordo della famiglia. In concomitanza della trasformazione pubertaria del corpo, è avvenuto un cambiamento importante anche nella sua mente che ora chiede di tagliare i legami troppo
stretti e di sperimentare pensieri autonomi e di tollerare il dolore della solitudine, poiché dire bugie e non raccontare più nulla significa essere soli, senza appoggi, autonomi, capaci di cavarsela
e di tollerare l’angoscia della rinuncia a spartire con la mamma ed il papà le complicate esperienze del nuovo mondo.
Quale risposta educativa alle bugie?
Proprio perché la bugia e il segreto sono espressione della crescita è difficile organizzare da parte dei genitori una risposta educativa intelligente. Da un lato infatti si tratta di
compiacersi del passaggio evolutivo del figlio che finalmente dimostra di essere molto meno dipendente dai genitori, dall’altro l’educazione non può rinunciare a sottolineare il disvalore
etico e relazionale della bugia e dell’eccesso di segreti fra genitori e figli. Punire l’aspetto trasgressivo della bugia senza mortificare l’istanza di crescita che essa contiene è
l’acrobazia educativa che sarebbe utile riuscire a realizzare per essere certi come genitori di essere riusciti a rispondere alla bugia con la capacità di coglierne gli aspetti di
comunicazione. Trattare la bugia come un evento relazionale ed un comportamento sociale fortemente trasgressivo e violento appare del tutto esagerato. Ad un certo punto dell’adolescenza i
ragazzi smettono di mentire e semmai cercano di far valere le loro buone ragioni senza nasconderle e camuffarle. Il non dire più nulla e stendere il velo del segreto su gran parte delle proprie
imprese dovrebbe essere ritenuto il sintomo inconfondibile dell’avvenuta trasformazione del figlio da bambino in adolescente, e perciò intimamente il genitore dovrebbe rallegrarsi della
trasformazione perché vuol dire che tutto procede secondo lo schema previsto dal processo di crescita normale.
Eppure non sapere quasi più nulla di ciò che succede fuori dalla casa è inevitabile susciti preoccupazioni nella madre e nel padre e che perciò si mobilitino in tentativi di
sapere, controllare, sostenere nella crescita evitando i rischi più insidiosi.
Perchè è importante accorgersi in tempo quando il figlio è sommerso dall'angoscia delle bugie?
D’altra parte, è assolutamente necessario accorgersi in tempo quando il figlio rischia di essere sommerso dal cumulo di bugie e dal peso di troppi segreti, per aiutarlo a raccontarne almeno una
parte e condividere l’angoscia di non sapere più come si riesca ad uscire incolumi dai mille pasticci che i ragazzi bugiardi combinano. La paura quotidiana di essere scoperti non aiuta a
crescere, anzi distrae dai veri problemi e può costringere ad avventarsi su soluzioni inopportune. A volte i ragazzi mentono su questioni della massima importanza, ma non riescono a parlarne
perché hanno l’impressione che i genitori potrebbero
- avere una reazione esagerata,
- preoccuparsi troppo
- assumere dei comportamenti non auspicabili, come ad esempio, chiedere il parere di qualche specialista
- indignarsi o deludersi in modo drammatico ed irrecuperabile.
In questi casi la bugia e il segreto sono pericolosi perché relegano il figlio in un ruolo che è falso e non ha nulla più a che fare con le questioni centrali della sua
crescita. Ciò può succedere nei casi in cui l’adolescente:
- è profondamente turbato da dubbi e incertezze nei confronti del proprio orientamento sessuale e teme di vedersi costretto ad accettare un destino diverso da quello per il quale si era
preparato;
- oppure succede nei casi in cui i ragazzi debbano affrontare dubbi angosciosi rispetto ai possibili esiti della loro incontinenza sessuale,
- quando abbiano partecipato in gruppo a qualche impresa trasgressiva e temano di essere accusati di fatti gravi.
Si tratta in questi casi di segreti angosciosi che sarebbe opportuno indovinare per aiutare i figli a prendere le decisioni più adatte a risolvere il problema.
In questi casi come aiutare i nostri figli?
Quando bugie e segreti riguardano eventi o fantasie realmente gravi o comunque decisioni difficili da assumere per un adolescente sarebbe opportuno che l’intervento di sostegno educativo fosse
caratterizzato da una leale proposta di collaborazione, dall’offerta di un aiuto nell’emergenza frutto dell’amore e della disponibilità estrema a sostenere il figlio, non a controllarlo ed
eventualmente punirlo, perché il tormento è già in atto, la punizione è inscritta nell’angoscia che costringe al silenzio o alla bugia del fingere di nulla nel mentre succede di tutto e ci
ritrova al cospetto dell’imprevedibile mai visto e pensato. I figli debbono poter pensare che in occasioni per loro così difficili da gestire, i genitori invece sappiano conservare la calma,
conoscano le soluzioni adatte, non si agitino troppo, né si spaventino o indignino.
Bibliografia:
Gustavo Pietropolli Charmet, Loredana Cirillo, (2013)
Adolescienza. Manuale per genitori e figli sull'orlo di una crisi di nervi . Edizioni San Paolo, Torino