Perché l’Adolescente rivendica lo strano diritto di seguire in casa una propria tabella oraria non concordata e neppure comunicata agli altri membri, col rischio di interferire con le esigenze di chi invece cerca di adeguare il proprio ritmo per godersi l’occasione di incontro e di nutrimento affettivo oltre che di cibo che il pasto riserva a tutti?
Perché l’adolescente è sempre di fretta e quasi sempre in ritardo? Non cammina ma corre, sia nella strada che in casa quando si sposta da una camera all’altra, ha fretta e deve recarsi altrove perché è urgente, non debbono esserci ostacoli e nessuno deve chiedergli dove va con tanta urgenza
La risposta sta nel fatto che l’adolescenza costringe a ridurre la dipendenza dalla famiglia in quanto istituzione dotata di regole, riti e ritmi codificati; la famiglia ha dominato l’infanzia e l’ha organizzata e protetta ed il bambino era ben contento di appartenere alla famiglia che proprio grazie alle regole e ai riti codificati ed identici nel tempo garantiva sicurezza, appartenenza e protezione
Ora i suoi anni lo inducono a cercare di ridurre la propria la propria dipendenza ed il bisogno di tenerezza e protezione perché deve imparare a fare da solo, a pensare cose nuove, ad aver voglia di conoscere persone mai viste, sedere ad altre tavole, fare altri discorsi, organizzare una nuova identità, non più solo quella di figlio.
Cenare allo stesso orario dei genitori, sedere attorno al tavolo di sempre, essere visto, ascoltare le medesime nenie, essere interpellato sulla scuola e i suoi dintorni significa rischiare di tornare a sentirsi ed essere figlio di quella famiglia che ha bisogno di lui e lo vuole allo stesso posto e al medesimo orario degli anni precedenti a fare più o meno i medesimi discorsi.
Il conflitto fra bisogno di sicurezza, dipendenza, appartenenza, base sicura, tradizioni, tempi e ritmi certi, configge nella mente dell’adolescente con il bisogno di novità, cambiamento, autonomia, indipendenza.
Il conflitto fra bisogno di conservare l’appartenenza quanto meno simbolica ai riti della famiglia di quando era bambino e la fame di novità si risolve con una serie di compromessi: nel caso della consumazione della cena ad orario prestabilito il compromesso è arrivare in ritardo, quando gli altri hanno già quasi finito ma ci sono ancora, pur se sparpagliati nella casa e già propensi a celebrare altri riti serali, affrontando l’irritazione e la delusione dei genitori, ma consolandoli con la presenza reale. Quindi l’adolescente nel cercare di svincolarsi studia un piano meticoloso per realizzare un compromesso fra autonomia e dipendenza, naturalmente scontentando tutti, prendendo note a scuola e urlate in famiglia, ma verificando che si può fare, che non succede poi granché, al massimo gli adulti sgridano, basta abituarsi ad essere inseguito dai rimproveri: ora non si è più bambini, e sono solo i bambini che hanno bisogno della protezione degli adulti, mentre gli adolescenti possono anche rischiare livelli di conflittualità familiare e scolastica molto più elevati.
La trasformazione della casa e delle sue abitudini in albergo o ostello della gioventù è il risultato temporaneo di questo conflitto interno fra esigenze ancora infantili di protezione e bisogni emergentidi solitudine laboriosa, socializzazione imperiosa, privatizzazione del tempo e degli spazi domestici, trasgressione blanda e immotivata di regole semplici e facilmente rispettabili se solo si volesse la pace in famiglia invece che promuovere una guerriglia che attizza fiammate di repressione inconcludente.
La risposta dei genitori alla violenza che subiscono le tradizioni e le abitudini consolidate è generalmente difensiva e ingaggia il figlio adolescente in una braccio di ferro fra le esigenze delle due generazioni che semina zizzania e stenta a concludersi con una pace onorevole per tutti i contendenti.
L’impressione che la casa abbia subito la trasformazione in albergo sottintende che i genitori non si sentono più rispettati ma trattati come personale addetto alle pulizie, alla cucina e all’amministrazione: ciò comporta che tentino di recuperare il rispetto del figlio che ha assunto le sembianze di ospite, schierandosi in difesa ad oltranza delle regole, della suddivisione delle mansioni e delle abitudini di quando il figlio era bambino. Si può tentare di farlo, ma raramente porta alla vittoria dei genitori, perché essi non dispongono più degli strumenti per la sottomissione dei figli che erano a loro disposizione un tempo.
Perciò conviene studiare altre risposte e questo è il grande problema dell’educazione nel corso dell’adolescentizzazione dei figli.
In genere, nel contesto educativo attuale, genitori e figli tentano la strada di una relativamente pacifica rielaborazione delle regole, adattandole ai cambiamenti nel rispetto dei valori e delle tradizioni del modello educativo familiare. Ciò comporta una ridefinizione degli orari che è la questione più complessa perché su questo punto le esigenze di controllo dei genitori sono forti come lo sono le esigenze di autonomia ed autogestione da parte degli adolescenti e poi una nuova gestione della scuola, delo sport, della compagnia degli amici, del corpo e dei suoi nuovi bisogni di movimento e scoperta.
La rinegoziazione e l’aggiornamento delle regole domestiche è forse la soluzione più efficace dei problemi suscitati dal bisogno del figlio di smarcarsi dagli orari e dalla supremazia dei genitori. Naturalmente è arduo definire le caratteristiche del nuovo contratto, ma se le cose vanno a finire
bene la casa non è più un albergo ma diviene l’abitazione in cui risiedono due generazioni capaci di identificarsi reciprocamente nelle ragioni dell’altra per organizzare una pace domestica conveniente ed un reale sostegno alla crescita dei figli.
Adolescienza. Manuale per genitori e figli sull'orlo di una crisi di nervi . Edizioni San Paolo, Torino