Lasciarsi andare alla percezione dei sentimenti può essere un problema per quei genitori che hanno paura di perdere il controllo delle proprie emozioni negative, come la collera, la
tristezza e la paura. Questi genitori evitano di riconoscere in particolare la propria collera, per paura di alienarsi i figli o perché temono che i figli copino il loro stile emozionale, e perdano a
loro volta il controllo di se stessi. Questi genitori possono anche temere di ferire i propri figli, psicologicamente o fisicamente. Nei suoi studi Gottman (1997)evidenziò che i genitori
che perdono il controllo nei confronti di un’emozione mostrano una o più delle seguenti caratteristiche:
• Provano frequentemente le emozioni (collera, tristezza o paura) che temono.
• Credono di provarle con intensità eccessiva.
• Incontrano difficoltà nel ritrovare la calma dopo avere provato sentimenti molto intensi.
• Quando provano quell’emozione diventano disorganizzati e hanno problemi a «funzionare».
• Odiano il modo in cui si sentono quando provano l’emozione.
• Sono sempre in guardia contro l’emozione.
• Si scoprono ad agire in modo neutro (con calma, mostrando comprensione ed empatia) ma è solo un atteggiamento.
• Credono che quel sentimento sia distruttivo e persino immorale.
• Credono di aver bisogno di aiuto per far fronte a quell’emozione.
Madri ePadri di questo genere tentantano di compensare la paura che hanno di perdere il controllo cercando di diventare «super genitori», e nascondendo le loro emozioni ai
figli. Gli stessi genitori però potrebbero mostrare molta collera all’interno del loro rapporto di coppia –un sentimento di cui i loro figli potrebbero essere i testimoni involontari. Cercando di
nascondere l’ira questi genitori spesso ignorano o svalutano i momenti emozionali con i propri figli. L’ironia in tutto ciò sta nel fatto che, cercando di nascondere le loro emozioni, questi genitori
spesso allevano figli che sono anche meno capaci di gestire le emozioni negative di quanto non sarebbero stati se i loro genitori avessero insegnato loro a trattare i sentimenti in modo meno
radicale. E questo perché i ragazzi crescono emotivamente distanti dai genitori. E, quindi, mancano di un modello di ruolo che gli insegni a gestire con efficacia le emozioni
difficili.
Che cosa possono fare i genitori che temono di perdere il controllo per sentirsi più adeguati al compito di occuparsi delle questioni emozionali che impegnano i propri figli?
In primo luogo, ricordarsi che va benissimo esprimere la collera se il figlio fa qualcosa che la provoca. Il punto sta nell’esprimere il sentimento in modo non distruttivo per il
rapporto.
Se vi arrabbiate con i vostri figli dimostrate loro due cose:
1) I sentimenti più intensi possono essere espressi e padroneggiati
2)Il loro comportamento vi interessa veramente .
Potete utilizzare la vostra collera per dimostrare passione e sincerità finché continuate a comunicare nel rispetto reciproco. Le ricerche di Gottman dimostrano che è meglio evitare il sarcasmo,
il disprezzo, i commenti offensivi nei confronti del figlio, dato che tutte queste manifestazioni intaccano la stima di sé.
E anche meglio concentrare l’attenzione sulle azioni piuttosto che sul carattere dei ragazzi. Esprimete commenti specifici, e dite a vostro figlio in che modo le sue azioni influiscono
su di voi. Inoltre, ciò vi aiuterà ad acquisire consapevolezza dei diversi livelli della vostra eccitazione emotiva. Se vi accorgete di essere infuriati, ma ciò nonostante riuscite a parlare
razionalmente con vostro figlio, e a raggiungere una qualche forma di comprensione reciproca, non perdete il contatto con lui. Ditegli che cosa vi passa per la testa, ascoltate le sue risposte e
continuate a parlargli. Se, invece, vi sentite a tal punto inferociti da non riuscire a pensare con chiarezza, staccatevi dalla situazione e tornateci sopra quando avrete ricuperato la calma. I
genitori dovrebbero fare un passo indietro anche quando si sentono sul punto di fare o dire qualcosa di distruttivo, come insultare o picchiare il figlio. Picchiare, fare del sarcasmo, le minacce, le
affermazioni umilianti, o le espressioni di disprezzo dovrebbero essere definitivamente abolite. Piuttosto che picchiare o lanciare commenti malevoli sui figli, i genitori farebbero meglio a tirare
il fiato, ripromettendosi di ritornare sulla discussione una volta che si siano calmati. .
I genitori che temono di perdere il controllo farebbero bene a ricordarsi del potere di guarigione del perdono.
Tutti i genitori possono di tanto in tanto fare degli errori, e perdere la calma con i loro figli, dicendo o facendo cose di cui poi arrivano a pentirsi. Ma dai quattro anni in su i bambini
riescono a capire il concetto di scusa. Per cui non perdete l’occasione di fare un passo indietro e di porre riparo a un’azione di cui vi pentite. Spiegate a vostro figlio come vi sentivate
al momento dell’incidente e come vi siete sentiti dopo. Questo per vostro figlio può essere un esempio positivo del modo in cui si possono gestire i sentimenti di rimorso e dispiacere. Forse
insieme a lui potreste anche riuscire a escogitare nuove soluzioni che potrebbero aiutarvi a prevenire in futuro malintesi e conflitti del genere. Tenete a mente che in genere i bambini apprezzano
l’intimità e l’affetto con i loro genitori. È nel loro interesse cercare di sanare il rapporto. E danno ai genitori tantissime «altre occasioni». Ricordate anche che il perdono è una strada a doppio
senso. Funziona meglio nelle famiglie in cui anche ai bambini è permesso di tanto in tanto essere di malumore, e dove i genitori perdonano apertamente i loro figli. Anche se costruire la propria
consapevolezza emotiva si rivela a volte il compito di un’intera esistenza, i genitori possono cogliere i primi risultati positivi delle nuove intuizioni sin da subito. Una madre che finalmente si
abbandona a una manifestazione di rabbia si trova in una posizione molto migliore per concedere al figlio la stessa facoltà. Una volta che un padre concede a se stesso di accettare la propria
tristezza , sarà molto più capace di prestare ascolto alla tristezza del figlio.