Dott.ssa Melania Manzo Psicologo Roma
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Lite di Coppia e poi?...

Quando nonostante le buone intenzioni e l’impegno non si riesce a evitare una lite c’è ancora qualcosa da fare per il bene del proprio rapporto. Nel suo libro After the fight, lo psicoterapeuta di coppia Daniel Wile (1993) analizza le dinamiche psicologiche e i processi di comunicazione che portano le coppie a litigare e propone una serie di riflessioni e consigli. Ecco i concetti più significativi dell’opera di Wile.

Durante e dopo una lite, non ci si sente più «alleati», ma piuttosto «avversari». Dopo uno scambio di reciproche critiche, accuse o insulti ognuno dei due si sente incompreso o ferito dal partner

la sua mente è invasa di pensieri negativi su di lui e la relazione. Così al motivo che ha originato la lite (un diverso modo di vedere una stessa cosa) si aggiungono una sensazione di risentimento, di distanza, di sfiducia verso il partner e minori possibilità di intendersi e di andare d’accordo.

Esistono diverse soluzioni di pacificazione tentate comunemente (cercare di collaborare in qualche compito pratico, concedere all’altro ciò che vuole, cercare il contatto fisico o avere rapporti sessuali, scherzare sull’accaduto, ammettere la propria colpa, scusarsi, promettere di cambiare, far finta che nulla sia accaduto, aspettare che sia l’altro a fare il primo passo, ecc.). In particolare, molti credono che la cosa migliore da fare dopo una lite sia scusarsi, perdonare e dimenticare quanto è accaduto. Ciò può funzionare, ma così facendo non si impara niente dalla lite, mentre essa può dare informazioni importanti sulla relazione. Secondo Wile (1993), invece, per cogliere ciò che la lite può insegnare è necessario parlarne con il partner. Una lite coniugale in escalation, secondo l’autore, è uno scambio autoperpetuantesi in cui due persone diventano sempre meno capaci di ascoltarsi e sempre più offensive perché ognuna delle due si sente sempre meno ascoltata e sempre più offesa dall’altra. (p. 112) È una situazione di stallo: nessuno dei due è disposto ad ascoltare e capire che cosa urta la suscettibilità dell’altro prima di essere ascoltato e capito. Il fatto di non sentirsi capiti alimenta la nostra collera e riduce la nostra capacità di ascoltare.

 

Aspettare che la collera diminuisca

 

Per ricomporre la lite nel modo più costruttivo, prima di tutto, conviene aspettare che la collera diminuisca e che si torni entrambi a un atteggiamento e a uno stato d’animo collaborativi: ognuno di due deve sentirsi e dimostrare di essere più calmo, sereno e disposto alla conversazione alla riflessione. Altrimenti la lite può riaccendersi. Per tornare a uno stato d’animo collaborativo è meglio appartarsi. Questa condizione di maggiore quiete permette di pensare alla lite senza atteggiamenti accusatori o difensivi. Ora è più facile entrare in contatto con i propri pensieri e sentimenti. Ora è più facile mettersi nei panni del partner e capire che cosa può avere provato per quello che si è detto durante la lite.

 

Trovare i due pezzi mancanti del puzzle

 

Si tratta di ripensare a come si è sviluppata la lite e a cosa è stato più doloroso per sé e per il partner. Secondo Wile (1993, p. 179), se il tuo partner non ti sta ascoltando, probabilmente è perché c’è qualcosa che non gli è andato giù; ciò vale a dire che c’è qualcosa che lui o lei deve riuscire a trovare e superare prima di essere in grado di ascoltarti. Allo stesso modo, se tu non stai ascoltando il tuo partner, c’è probabilmente qualcosa che hai bisogno di riuscire a identificare e dire. La riflessione ha dato i suoi frutti quando ognuno ha trovato i due «pezzi mancanti». Trovare il proprio pezzo mancante significa capire che cosa non è andato giù a noi, cioè, che cosa avevamo bisogno di far capire al nostro partner prima di poterlo ascoltare. In sostanza, che cosa ci ha fatto perdere il lume della ragione e perché ciò ci ha urtati cosìtanto. Ora che lo sappiamo, possiamo metterci nei panni del partner e trovare il suo pezzo mancante, cioè cosa gli ha fatto perdere il lume della ragione, come si è sentito a causa di questa frase o azione e perché per lui è stata così offensiva. Si è in condizione di poter cercare il pezzo mancante relativo al partner quando ci si rende conto che, se durante la lite avessimo colto un qualcosa che il partner cercava di dirci, egli non si sarebbe scaldato così tanto e sarebbe riuscito ad ascoltare noi. Trovato il pezzo mancante relativo al partner, se ci si sente nello stato d’animo adatto per ammettere di avere dato un contributo al crescendo della lite, questa può essere ricomposta. È necessario affrontare una conversazione in cui si dimostra al partner di aver capito che cosa l’ha ferito e come lui si sia sentito. Meglio se si riesce a portare la prova delle proprie buone intenzioni. Il rischio di riaccendere la lite è comunque alto, specialmente se il partner non è pronto a fare altrettanto e a riconoscere il proprio contributo alla lite (cioè a dimostrare di avere capito che cosa ti ha ferito e di esserne dispiaciuto). Per ridurre il rischio di riaccendere la lite, Wile in particolare raccomanda di parlare solo del proprio contributo alla lite: un «messaggio tu» suonerebbe come un’accusa. Ma se ognuno ascolta l’ammissione e capisce qual era il pezzo mancante dell’altro, può capire e sentirsi capito.

 

Perchè ricomporre una lite?

 

Secondo Wile, ricomporre una lite

(1) può dare la sensazione che essa si sia veramente e definitivamente risolta,

(2) può produrre un senso di intimità (dando la sensazione di essere compresi, producendo un senso di sicurezza e di buona volontà, facendo sentire meno soli, riparando il danno provocato dalla lite, producendo un senso di unione e di riavvicinamento e dando la consapevolezza di quanto ci si sia sentiti soli, incompresi, insicuri e divisi)

(3) può servire a imparare qualcosa di nuovo a proposito della relazione fra i partner.

A proposito del terzo punto, Wile scrive: Sappiamo tutti che spesso quando si litiga si dicono cose che non si pensano. Sappiamo anche che soltanto nelle liti, quando allentano il controllo, le persone sono a volte finalmente libere di dire ciò che pensano veramente. Disgraziatamente, il modo aggressivo, esagerato, distorto sconsiderato in cui le persone dicono queste cose rende difficile agli altri ascoltare. Ed è qui che entra in gioco una conversazione di recupero. Dopo la lite, quando i partner non sono più nella condizione di avversari, è possibile ripensare a quello che è stato detto e andare alla ricerca delle informazioni utili per la relazione.

Paolo: «Quando hai detto: “Non vuoi mai parlare con me”, lo pensavi veramente?».

Stefania: «Beh, in un certo senso. Mi sentivo frustrata, così ho esagerato un po’. Ero arrabbiata perché per tutta la sera non mi hai rivolto la parola. Volevo che stessimo vicini a coccolarci un po’ e chiacchierare sul divano». (p. 205)

Anche le liti così possono avere una funzione positiva: a volte è grazie ad esse che troviamo l’opportunità per discutere apertamente temi scottanti che non sapevamo come affrontare.

 

Bibliografia:

Iacono, Gabriele Lo. D'amore e d'accordo. Guida psicologica per la vita di coppia (Italian Edition). Edizioni Centro Studi Erickson.

Wile D. (1993), After the fight. Using your disagreements to build a stronger relationship, New York, Guilford Press.

 

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